venerdì 15 marzo 2013

Ma ora guardiamo al futuro senza dimenticare il passato!

Felice di aver sbagliato la mia previsione.
Pur sapendo che il suo nome circolava, avevo scartato il suo nome per due motivi: primo, per la sua età, perché credevo che i cardinali si stavano orientando verso uno più giovane; secondo, perché sapevo che il suo nome era già uscito per il conclave che poi elesse Ratzinger e credevo che la storia non avrebbe concesso un bis!
Però sono contenti della sorpresa che lo Spirito Santo ci ha fatto: è la prova che la Chiesa ha una capacità di rinnovamento e il coraggio di osare vie nuove, che magari li avessero quelli che si barcamenano nelle istituzioni civili!!!

Resta però il ritratto delineato che gli si confà in pieno: per ortodossia, per capacità di governo, per fermezza e coraggio, per pastoralità.

Conferma quello che la Chiesa è da sempre: per usare l'immagine della collocazione "politica", la Chiesa è di destra per quanto riguarda la salvaguardia della Tradizione della fede, ma è di sinistra per quanto riguarda la dottrina sociale e l'amore preferenziale per i poveri.
Chi dalla scelta di uno stile umile volesse inferire una "modernizzazione" nel senso di una apertura ad aborto, eugenetica, eutanasia, matrimonio omossesuali.... si sbaglia e di grosso!
E tutto nella continuità con il pontificato precedente: lo si nota dall'accento messo sul fatto che se la Chiesa si dimentica di Cristo si riduce ad una istituzione filantropica, ad una ONG e neppure di alta qualità! Stesso concetto e stesse parole usati più di una volta da papa Benedetto.

Una nota ecumenica per finire: lui è stato anche ordinario in Argentina per tutti gli orientali senza eparca proprio e perciò conosce benissimo il problema ecumenico, così come è stato molto vicino agli ebrei (in Argentina c'è una presenza molto grossa di comunità ebraiche). Il fatto che si sia presentato come vescovo di Roma, di quella Roma che - citando sant'Ignazio di Antiochia - ha ricordato essere essa stessa colei che presiede nella carità  a tutte le Chiese, insieme al fatto di essersi riferito sempre a se stesso come a vescovo di Roma senza mai pronunciare la parola "papa" è gesto ecumenico che non mancherà di dare presto i suoi frutti.
E sono questi i segnali che fedeli (e certa stampa) dovrebbero cogliere, più che i falsi segnali di croci più o meno dorate o di macchine più o meno lussuose.
La vera riforma della Chiesa e della Curia ha bisogno di ben altro e sarà fatta davvero - ne siamo convinti - su cose più sostanziali che non quelle che riguardano l'estetica.
Altrimenti si correrà il rischio di far apparire Benedetto XVI come un papa amante del potere e del lusso: cosa che sappiamo tutti non essere assolutamente vero, proprio per lo stile sobrio della sua vita povero e umile sia prima che dopo l'elezione a papa.
La rivoluzione non è la mancanza di mozzetta(che io filialmente avrei consigliato al papa di mantenere proprio per evitare di indicare alla stampa e ai meno accorti un falso indirizzo di rifporma: la mozzetta è un abito corale che usano tutti da canonici in su fino al papa al di là della foggia e perciò non è un tipico segno del potere papale!): la rivoluzione è la preghiera corale del popolo di Dio che lui stesso ha sollecitato ricordando che un vescovo ha senso solo se riconosce il sensus fidei presente nella Chiesa come sensus fidelium, se ricorda a se stesso di essere servo di quel popolo ( e il papa servus servorum Dei!).
Un gesto profetico che ogni vescovo dovrebbe assimilare ed imitare!
Questo ci fa ben sperare e di tutto ciò siamo grati al Signore: è vero, la Chiesa è sua, è viva e forse quel gabbiano, l'uccello dei mari aperti e grande simbolo di libertà, sul comignolo della Sistina l'ha mandato proprio lui, per ricordarci di prendere il largo, di non temere il mare aperto, di affidarci con fede a colui che ci apre nuovi spazi di  libertà.

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